di Angelo Ginex, Avvocato e Dottore di ricerca in Diritto Tributario, Studio Legale Tributario Ginex & Partners
In un contratto di sale and rent-back, il giudice tributario, nel rispetto delle disposizioni codicistiche relative all’interpretazione del contratto, è tenuto innanzitutto a qualificare correttamente il rapporto contrattuale; da ciò, poi, deriveranno le conseguenze fiscali a seconda che il trasferimento dei beni sia identificato come una cessione di beni rilevante ai fini IVA o come mera operazione di finanziamento esente da IVA.
Sono queste le conclusioni emergenti dalla lettura dell’ordinanza n. 40930 depositata ieri 21 dicembre dalla Corte di Cassazione.
Il caso sottoposto all’attenzione dei giudici di vertice trae origine da una riorganizzazione societaria in seguito alla quale due società stipulavano un contratto per l’acquisto di cespiti con successiva retro-locazione. Più precisamente, una delle due vendeva all’altra i beni oggetto di contratti di locazione in essere con locatari nazionali e successivamente alla cessione, detti beni venivano locati all’altra società. Tale operazione veniva considerata dalla società contribuente operazione imponibile ex articolo 2 D.P.R. 633/1972 e dunque da sottoporre ad Iva con esposizione del tributo nella fattura allo scopo emessa. Una volta pagata dalla cessionaria dei beni, l’IVA veniva chiesta a rimborso dalla società cedente dopo che era stata regolarmente versata all’erario.
Per leggere l’articolo completo scarica il PDF
© Riproduzione riservata