di Angelo Ginex, Avvocato e Dottore di ricerca in Diritto Tributario, Studio Legale Tributario Ginex & Partners
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 21953 depositata ieri 12 luglio 2022, si è occupata della questione concernente la validità della notificazione dell’avviso di accertamento effettuata presso il precedente domicilio fiscale di una società, a seguito di trasferimento della sede correttamente comunicato all’agenzia delle entrate, quando il portiere dello stabile abbia ritirato il piego, spendendo autorizzazione a farlo.
La fattispecie in esame prende le mosse dalla notifica ad una società a responsabilità limitata di una cartella di pagamento, che veniva impugnata per omessa notifica del prodromico avviso di accertamento. Risultata soccombente all’esito del giudizio di primo grado, la citata S.r.l. proponeva ricorso in appello innanzi alla Commissione tributaria regionale della Lombardia, la quale accoglieva il gravame in ragione dell’omessa notifica dell’avviso di accertamento presupposto.
In particolare, il giudice di appello rilevava che, a fronte del trasferimento di sede della società prima della notificazione dell’avviso di accertamento, notificazione effettuata per posta al vecchio indirizzo, dove il portiere dello stabile ritirava comunque il piego, dichiarandosi autorizzato a farlo, era l’amministrazione tenuta a dimostrare che la ridetta società esercitava l’attività d’impresa ancora in quel luogo, con conseguente inoperatività in tutto o in parte del trasferimento di sede.
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