Di Angelo Ginex, Dottorando di ricerca in Diritto Tributario e Avvocato, Ginex & Partners Studio Legale Tributario

La Legge di Stabilità 2015 ha introdotto per tutte le imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo la possibilità di ottenere un’agevolazione fiscale sotto forma di credito di imposta per gli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019. Tale agevolazione è stata oggetto di recenti chiarimenti con la circolare n. 5/E del 16 marzo 2016 dell’Agenzia delle Entrate.

Il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo era già stato introdotto nel 2013 con il decreto legge n.145, modificato poi nel 2014 con la legge n. 9 del 21 febbraio. Tale misura, però, non ha trovato attuazione per mancanza di copertura finanziaria. Per tale ragione è stato realizzato un nuovo intervento contenuto nella Legge di Stabilità 2015 volto a rendere più fruibile tale strumento.

Il credito è riconosciuto a tutte le imprese (inclusi i consorzi e le reti di imprese), indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore di attività, dal regime contabile adottato e senza limiti di fatturato. Possono beneficiarne anche le stabili organizzazioni italiane di imprese non residenti. Il credito di imposta spetta nella misura del 25 per cento delle spese di ricerca e sviluppo incrementali rispetto alla media delle medesime spese sostenute nei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015. La misura del credito sale al 50 per cento qualora le spese di ricerca e sviluppo siano riferibili a personale altamente qualificato ed a spese per contratti c.d. “extra-muros” (ovvero, contratti con Università, enti di ricerca e altre imprese, comprese le “start-up” innovative).

Il credito spetta fino ad un importo massimo annuale di 5 milioni di euro, a condizione che siano sostenute spese per attività di ricerca e sviluppo almeno pari ad euro 30.000. È importante evidenziare che il credito di imposta è cumulabile con il c.d. “patent box”, altra misura agevolativa con il fine di incentivare le attività di ricerca e sviluppo, introdotta con la Legge di Stabilità 2015. Infatti, il Patent Box prevede una detassazione dei ricavi prodotti dai beni intangibili, creati anche attraverso i costi di ricerca che generano il credito di imposta in esame.

Quindi, il credito in disamina è certamente una grande opportunità per la generalità delle imprese che svolgono attività di ricerca e sviluppo nell’ampia accezione prevista dal decreto attuativo. L’agevolazione è resa ancor più appetibile, come detto, grazie alla cumulabilità, nonché alla sinergia con il Patent Box, evidenziata dalla Circolare. È quindi cruciale attivare tempestivamente le verifiche in azienda in modo da documentare quanto prima le spese eleggibili per il credito relativo al 2015. Inoltre, è importante che gli operatori che hanno presentato istanza di accordo preventivo per il Patent Box effettuino le analisi finalizzate alla raccolta di documentazione da inviare all’Agenzia cercando di operare in maniera sinergica al fine di selezionare dati ed informazioni rilevanti per entrambe le agevolazioni.

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